G. Cheda u.a. (Hrsg.): Ritorno dalla California

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Titel
Geo Flavio Cavalli, Giovan Battista Monaco, Ritorno dalla California.


Herausgeber
Tommasini, Tiziano; Giorgio Cheda
Erschienen
Locarno 2010: Dadò
Anzahl Seiten
363 p.
Preis
URL
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Luigi Lorenzetti

La storia dell’emigrazione ticinese (e europea) in America è una “miniera” da cui continuano ad emergere vicende e percorsi a lungo celati negli archivi o dispersi nelle memorie familiari e che, di tanto in tanto, vengono riportati alla luce grazie al paziente lavoro di scavo di storici e ricercatori. Ce ne dà un’ennesima riprova l’interessante volume Ritorno dalla California, che aggiunge nuovi tasselli e nuove prospettive a una storia che è lungi dall’aver esaurito i molti filoni che l’hanno finora arricchita. Fuori di metafora, il volume curato da Tiziano Tommasini e Giorgio Cheda si snoda attorno a un percorso che, attraverso vari contributi, amplia la già corposa letteratura sull’esperienza migratoria ticinese nel Golden state.

Dopo l’introduzione di Tiziano Tommasini che ripercorre la suggestiva traiettoria di vita di Geo Flavio Cavalli, nato a Verscio nel 1850 e morto a Berkeley nel 1916, il volume propone il diario di viaggio che lo stesso Cavalli redasse nel 1890, in occasione del suo rientro in Ticino dopo 18 anni passati in California. Dato alle stampe a San Francisco, il diario è forse l’unico testo letterario pubblicato da un ticinese negli Stati uniti e rappresenta un’interessante testimonianza di una vicenda umana che pur distanziandosi da quella di gran parte dei ticinesi partiti nella stessa epoca per il nuovo mondo (il Cavalli seppe costruirsi una brillante carriera quale proprietario di una tipografia, di una libreria e di un settimanale oltre che di un’agenzia immobiliare), porta all’attenzione dei lettori un’esperienza comune a molti emigranti ticinesi (e europei), vale a dire il ritorno in patria. Al diario del Cavalli fa seguito un inserto di fotografie scattate da Giovan Battista Monaco, pure di Verscio – uno dei pionieri della fotografia in California – tra le quali compaiono quelle che documentano il devastante terremoto che distrusse San Francisco nell’aprile 1906. Chiudono il volume un ampio saggio di Giorgio Cheda, che ripercorre la presenza ticinese in California e il suo intrecciarsi con la storia dello Stato nordamericano, un breve testo riguardante i ticinesi in California, apparso nel 1887 nell’Almanacco Italo-Svizzero-Americano, e la lista dei ticinesi residenti a San Francisco nel 1900 che lo stesso Cheda ha ricostruito sulla base dei dati del censimento federale svizzero del 1900.

Va detto che il carattere composito del volume offusca parzialmente la chiave di lettura indicata dal suo titolo, ovvero il ritorno. L’impressione è accentuata dai contenuti dei testi dei curatori che fanno solo marginalmente eco al tema del ritorno, cardine del diario di Geo F. Cavalli. Il testo dell’emigrante di Verscio è difatti una preziosa testimonianza di un percorso che, seppur nella sua specificità, permette di gettare un po’ di luce su un fenomeno finora rimasto in ombra e che, salvo poche eccezioni – tra cui quella della rivista «Storia delle Alpi» che proprio alle migrazioni di ritorno ha dedicato il numero apparso nel 2009 – è stato solo marginalmente affrontato dalla storiografia alpina. un fatto ancor piú sorprendente se si considerano le innumerevoli tracce (architettoniche, linguistiche, imprenditoriali) da esso lasciate, ma che dal punto di vista storiografico si spiega principalmente con la difficile identificazione di fonti in grado di coglierne l’ampiezza e le implicazioni economiche, oltre che i risvolti sociali e psicologici. Al di là dei suoi aspetti documentari, il valore del diario va quindi colto innanzi tutto nelle relazioni che Geo F. Cavalli tesse con le varie alterità – quella europea dapprima, poi svizzera, ticinese e di Verscio – che incrocia durante il viaggio e che sono nel contempo “radici” e prodotto della sua identità di emigrante. In tale ottica, il diario avrebbe forse meritato una piú approfondita analisi del modo di vivere l’esperienza del ritorno dell’emigrante di Verscio nella sua terra di origine. un ritorno in cui lo spaesamento si mescola alla nostalgia, ma in cui compare anche un atteggiamento piú distaccato, proprio di colui che si sente ormai un americano. Non a caso, il ritorno in Ticino prende le sembianze di un viaggio turistico e di piacere dedicato innanzi tutto all’osservazione e la descrizione dei luoghi incontrati lungo il tragitto che lo riporta a Verscio. Anche quando giunge in Ticino, l’emozione di ritrovarsi a casa sembra lasciare spazio alla contemplazione del paesaggio, a tal punto che sul treno che percorre la Riviera, egli si dice «troppo occupato del paesaggio circostante» per badare alla conversazione die viaggiatori; un paesaggio che se da una parte gli è famigliare, dall’altra gli appare trasformato, con le montagne «piú alte e piú scoscese, le vallate piú anguste e le distanze raccorciate». Si tratta di sentimenti che – come testimoniano le lettere pubblicate dallo stesso Cheda nel 1981 e negli anni successivi – sono comuni ad altri emigranti che fanno ritorno in valle e che, come detto, suscitano molteplici interrogativi sul significato del rimpatrio, sulle motivazioni, le aspettative e la progettualità di chi lo affronta, ma anche sui diversi segni che le pratiche transnazionali lasciano sull’identità dei migranti.

Proprio il tema del transnazionalismo è accennato nel saggio di Giorgio Cheda che ricorda opportunamente come l’emigrazione è stata (e rimane) il motore di molte trasformazioni economiche, sociali, culturali e politiche dei paesi di approdo, ma anche dei paesi di partenza dei migranti. Di assoluta pertinenza per la ricostruzione della storia dell’emigrazione ticinese (e non solo in California), lo spunto – che avrebbe meritato una piú attenta disamina alla luce della recente produzione storiografica – compare attraverso alcune esemplificazioni, perlopiú focalizzate sulla realtà californiana. Cosí, riannodando i fili di un percorso di ricerca pluridecennale in cui vengono ripercorse le origini del popolamento della California, le vicende che hanno segnato gli anni del gold rush, l’arrivo dei primi ticinesi e la loro progressiva integrazione nel tessuto socio-economico californiano (talvolta attraverso sorprendenti percorsi di ascensione sociale), il saggio di Cheda si sofferma sui processi di inserimento dei migranti ticinesi in California; dalla scelta del matrimonio esogamico al trasferimento dalle zone rurali ai centri urbani dove vengono intraprese attività economiche e carriere professionali che accelerano il cammino di integrazione sociale dei migranti. un’attenzione particolare è inoltre data ai processi culturali e religiosi che, attraverso tradizioni e esperienze veicolate dalle molteplici storie migratorie, hanno forgiato la società californiana. una società a cui idealismo e materialismo, pluralismo religioso e egemonia anglicana hanno assicurato la coesione, ma che nel contempo, là dove traslate (attraverso i ritorni) nelle realtà delle valli alpine, hanno contribuito ad alimentare libertà di coscienza e pluralismo politico e confessionale, a lungo soffocati da posizioni di intransigenza e da monopoli ideologici sedimentatisi nel corso del tempo. ulteriori elementi di riflessione derivano anche dalle osservazioni riguardanti lo scarto tra le capacità imprenditoriali di molti emigranti ticinesi in terra americana (che vanno di pari passo con la loro rapida assimilazione culturale e la loro integrazione politica) e l’assenza di progettualità economica che sembra accompagnare gran parte di coloro che ritornano a casa. Lo scarto mette in luce le mille sfaccettature delle pratiche transnazionali in cui comportamenti e processi di identificazione si modulano con diverse graduazioni tra le realtà di partenza (di origine) e quelle di arrivo (di accoglienza). Rimane da capire se tale scarto sia da attribuire – come lascia intendere Cheda – a un sistema sociale e politico segnato da un atteggiamento sostanzialmente antimodernista, dal clientelismo e dalla chiusura cetuale, o piuttosto anche ai limiti obiettivi di una periferia alpina le cui risorse e potenzialità appaiono, agli occhi di chi la vive, “perdenti” rispetto alle promesse del nuovo mondo.

Citation:
Luigi Lorenzetti: Compte rendu de: Geo Flavio Cavalli, Giovan Battista Monaco, Ritorno dalla California, a cura di Tiziano Tommasini e Giorgio Cheda, Locarno, Dadò, 2010. Première publication dans: Archivio Storico Ticinese, Nr. 150, 2011, p. 316-317.

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Veröffentlicht am
24.07.2012
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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